La degenerazione marginale pellucida (DMP) è una malattia della cornea che, pur possedendo alcune caratteristiche peculiari, rientra, insieme al cheratocono (CH) nel quadro generale delle ectasie corneali. È rara prima dei trenta anni, ed è caratterizzata da uno sfiancamento della cornea in media periferia e per tale motivo assume una forma ovalare. Nel CH invece lo sfiancamento è quasi centrale, di forma rotondeggiante, e si manifesta già in età giovanile. Ambedue queste patologie sono ad andamento familiare.
Già nel 1980 fu ipotizzato che CH e DMP rappresentassero due espressioni cliniche di una stessa patologia, una a localizzazione centrale, l’altra a localizzazione periferica; la prima di forma rotondeggiante, la seconda ellittica, con maggiore asse orizzontale, quasi sempre dei settori inferiori. Nella DMP, come nel CH, alla cheratometria è presente astigmatismo contro regola, ma spesso la diagnosi di DMP è tardiva, perché solo l’esame topografico, eseguito anche nell’occhio adelfo, può chiarire il quadro.
Il cheratocono è una deformazione della cornea che tende ad assumere la forma di un “cono”. La genesi è sostanzialmente incerta. Si manifesta generalmente a carattere progressivo, soprattutto in soggetti giovani, ed è caratterizzato da uno sviluppo lento e subdolo. Se l’insorgenza si manifesta in età superiore ai 30 anni l’evoluzione è meno grave e molto spesso l’alterazione non progredisce.
Non sempre lo sfiancamento avviene nella parte centrale, per cui l’apice del cheratocono può non corrispondere al centro corneale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’alterazione che si presenta bilateralmente sebbene tenda a manifestarsi prima in un occhio e poi nell’altro.
L’evoluzione del cheratocono può essere schematizzata in quattro stadi fondamentali. Il primo stadio è sostanzialmente asintomatico tranne che per una lieve diminuzione di acuità visiva per lontano. E’ caratterizzato dalla comparsa di un astigmatismo leggermente irregolare che si può correggere con lenti astigmatiche, le mire dell’oftalmometro appaiono già lievemente deformate. Nel secondo stadio il soggetto lamenta in genere sensazione di corpo estraneo sotto la palpebra superiore, fotofobia e a volte lacrimazione. L’astigmatismo irregolare raggiunge valori molto elevati e le mire dell’oftalmometro presentano una forte deformazione.
All’esame biomicroscopico, nelle fasi più avanzate, può apparire qualche segno di sofferenza corneale, cioè l’endotelio tende a presentare una zigrinatura traslucida ( a buccia d’arancia ) e possono comparire fini strie sulla Descemet .
Nel terzo stadio è manifesta una grave riduzione di acutezza visiva che non è correggibile in maniera soddisfacente se non con lenti a contatto, ed è presente una intensa sintomatologia irritativa. All’esame oftalmometrico le mire appaiono completamente deformate, la tipica deformazione a cono dell’apice corneale è visibile anche ad occhio nudo ed è evidente un notevole assottigliamento corneale.
Il quarto stadio è caratterizzato soggettivamente da un visus ridottissimo ed oggettivamente da una cornea fortemente deformata ed assottigliata con presenza di leucomi soprattutto in zona apicale. In questa fase spesso l’unica terapia possibile è il trapianto di cornea.
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Il film lacrimale è una struttura che costituisce il segmento anteriore dell’occhio ed è composto da una parte fluida e da una parte solida. La lacrima intesa quindi come struttura e quindi come parte integrante del sistema visivo è, nella sua componente fluida, sostanzialmente divisa in tre differenti zone:
Per quanto riguarda la parte solida la sua funzione principale è quella di mantenere bagnabile l’epitelio corneale consentendo alla parte fluida di relazionarsi correttamente con la superfice oculare.
Testo tratto da "Nuove prospettive in contattologia morbida" di E. Marani G. Montani.